
KING ROGER: TENNIS E POESIA Come non fare il tifo per il fuoriclasse svizzero?
LONDRA – Decima finale a Wimbledon, 26esima nei tornei dello Slam, 63esima presenza consecutiva nei major. Roger Federer è un fuoriclasse senza età: i Championships li ha vinti per la prima volta nel 2003, 12 anni fa. Fu il primo di 17 trionfi e domenica contro Djokovic potrebbe conquistare il 18esimo. Intanto a 33 anni e 11 mesi è il più anziano tennista a giocare l’ultimo atto dello Slam londinese dietro Ken Rosewall: l’australiano nel 1974 aveva 39 anni, ma era un altro tennis. Dovesse vincere il titolo diventerebbe il primo di sempre a conquistare otto titoli a Wimbledon. Solo Connors ha vinto più match di lui sull’erba londinese: 84 i successi per Jimbo, 80 per ora quelli di Federer.
Numeri da record, vero. Ma pur sempre freddi numeri, che non rendono a pieno la grandezza di un campione inimitabile, uno dei più amati non solo nel tennis, ma nello sport in generale. Non trasmettono le emozioni che il suo talento sublime ha regalato a chi, oggi, aveva la fortuna di sedere sulle tribune del tempio della racchetta. I suoi ricami, i suoi tocchi sono poesia. Ti lascia a bocca aperta, tra un ooh! e l’altro: sai sempre che può inventare qualcosa di mai visto prima, tirar fuori dal cilindro come un prestigiatore il colpo del secolo.
“Spero che non facciano il tifo tutti per lui”, aveva detto alla vigilia delle semifinali Murray, che è il beniamino di casa. Non quando sul Centre Court si esibisce King Roger. E come si fa? Il campione svizzero a Londra (e non solo) è un’icona, non puoi tifargli contro. E’ già un pezzo di storia del torneo più famoso del mondo. In campo si è capito perché: ha annichilito il povero Andy, tanto che la stessa mamma Judy, quando nel terzo set ha trafitto l’amato figlio con un passante da sballo, andando a colpire la pallina quasi tra il pubblico, si è alzata ad applaudire la prodezza. Così come tutti i Sudditi di Sua Maestà la Regina Elisabetta, compreso il Royal Box: tutti ai piedi del maestro. Sì, perché sarà una frase fatta, ma un tennis così si gioca solo in paradiso.
“Oggi non c’era verso, era ingiocabile. Non c’era nulla che io potessi fare per batterlo”, ha ammesso lo scozzese dopo il 7-5 7-5 6-4 subito in poco più di dure ore. Il numero tre del mondo ha subito una vera e propria lezione. “Sto giocando il miglior tennis della mia vita e non avevo mai servito così bene”, ha detto lo svizzero, che ha concesso al rivale una sola palla break, annullata, proprio in apertura di incontro. A fine match abbiamo assistito a una scena indimenticabile: mentre King Roger si dirigeva negli spogliatoi, tutti, ma dico tutti, al suo passaggio lo hanno applaudito. E quando si è affacciato ad un finestrone prima di recarsi alla conferenza stampa post match, c’è stato un boato del pubblico che era ancora all’All England Club. “E’ stata una sensazione incredibile - ha sottolineato il quasi 34enne campione di Basilea - mi era successo solo dopo che avevo vinto il torneo. Sono felice per me, per la mia famiglia che mi seguiva nel box, per tutti coloro che lavorano al mio fianco. Però questa era la semifinale, ora c’è da giocare la finale”.
Roger ha vinto il suo ultimo titolo negli Slam proprio ai Championships nel 2012, quando aveva 30 anni e 11 mesi. Dovesse completare l’opera domenica centrerebbe una delle più grandi imprese della storia dello sport, non solo del tennis. Wimbledon è il 190esimo Slam da quando il tennis è diventato “open”, cioè aperto ai professionisti. Da allora, soltanto sei sono stati vinti da giocatori con più di 32 anni e Federer, come detto, veleggia verso i 34: quattro portano la firma di Rosewall, uno di Agassi e uno di Gimeno. Non ce ne voglia Djokovic, ma come si fa a non stare dalla parte di King Roger?
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